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Immagine del redattoreSara Cusato

Per essere belle bisogna essere felici



Una delle prime cose che ci hanno insegnato da bambine è che dobbiamo essere belle.

Qualcuna di noi avrà avuto la fortuna di avere una mamma meno ansiosa su queste cose, ma chi non ricorda, almeno una volta, di essersi sentita dire: “non andare a giocare in giardino che ti sporchi”. Magari un giorno di festa in cui avevamo un vestito carino. E tutti i bambini uscivano a correre e rotolarsi nell’erba mentre noi non potevamo perché quel giorno “ci eravamo fatte belle”.

Mi capita ancora oggi di sentire qualcuno dire “se inizia a ingrassare adesso non troverà mai marito/non la vorrà mai nessuno” (come se fossimo sì negli anni ’20, ma del secolo scorso) riferito a bambine di età prescolare. E trovo che sia una affermazione criminale.

Siamo cresciute vedendo le nostre mamme dannarsi per ogni capello bianco in più o per ogni paio di jeans che non entrava dopo le feste di Natale e abbiamo imparato che, anche se noi le vedevamo bellissime, loro non ci riuscivano.

Per una bambina questa cosa è inconcepibile, ma ripetendola dieci, cento e mille volte l’idea le entra in testa e diventa sua. Impara a focalizzarsi sui difetti e inizia a vederli anche in se stessa.

Non importa se il suo fisico sarà armonioso, si concentrerà sulla forma del naso. Non importa se il viso sembrerà quello di una bambola, andrà a guardare le braccia che non le sembrano perfette. Magari non avrà niente da ridire su fisico e viso (fortunata!) ma andrà a lamentarsi di un neo.

Nessuna è esclusa.

Badate bene, la forma del naso, le braccia, un neo, non sono difetti. Lo diventano agli occhi di chi li guarda su se stessa!

I canoni estetici sono imposti dalla società e cambiano di continuo. Basta pensare all’abbondanza dei corpi femminili delle statue greche, alle modelle filiformi degli anni ’90, alle body builder degli anni ’70 (se non le avete mai viste, avevano il fisico da “velina", in forma ma per nulla ipertrofico) e alle body builder di oggi, che poi si dividono in natural e non natural, e anche lì la differenza è notevole.

Quindi cosa è bello e cosa non lo è? Fondamentalmente quello che imparo che mi piace.


Ma la domanda più importante, secondo me, rimane sempre quella interiore: cosa mi fa stare bene? Perché io penso che chiunque di noi a 6 anni avrebbe preferito andare a giocare in giardino con gli altri bambini e sporcare il vestito nuovo piuttosto che rimanere immacolata come un soprammobile.

Il valore di una persona non è nella sua estetica.

Per capire questo punto dobbiamo introdurre una distinzione in quelle che sono le sensazioni positive. Possiamo dividerle in:

  • Edoniche ➡ riferite ai sensi

  • Eudemoniche ➡ riferite alla soddisfazione personale, all’occupare il proprio posto nel mondo


Le sensazioni edoniche (mangiare un gelato, ricevere una carezza) sono sensibili alla quantità; il primo boccone è sempre il più buono.

Le sensazioni eudemoniche (creare qualcosa, scrivere una articolo, comporre una canzone, fare una disegno) tendono a crescere con la quantità. Più produco qualcosa che mi piace, più mi concentro in un lavoro che mi impegna dandomi appagamento e più sono felice.

Le persone più felici sono quelle che provano maggiori sensazioni eudemoniche e queste ultime si provano quando siamo soddisfatti di ciò che facciamo e consapevoli di occupare il posto giusto nel mondo. Le persone che provano queste sensazioni sono statisticamente anche più ricercate a livello sociale e appaiono più attraenti agli occhi degli interlocutori.

Sono anche più propense a prendersi cura di sé mangiando sano e facendo attività fisica.


Spesso pensiamo che saremo felici quando perderemo 10 kg, o ci rifaremo il naso, o intascheremo quei soldi o… qualsiasi altra cosa.

Spostando la responsabilità della nostra felicità all’esterno, al futuro.

Il problema è che di norma si tende a sovrastimare le emozioni positive future. Basti pensare alle nostre esperienze passate. Quante di noi durante una sessione di esami massacrante ha pensato: “quando sarò laureata sarò felice”? E quante di noi sono state realmente e duraturamente felici dopo la laurea? O dopo il matrimonio, o dopo aver comprato la macchina nuova, o dopo aver perso 10 kg?

Una volta si diceva che per essere belle bisogna soffrire. Oggi scopriamo che per essere belle dobbiamo essere felici!

La felicità è una scelta che si intraprende trovando il proprio posto nel mondo e imparando a occuparlo con orgoglio e senza chiedere il permesso.

Tutto il resto viene da sé! Se ti è piaciuto questo articolo condividilo con chi vuoi! Se sei curiosa di sapere di più o di intraprendere un percorso alla scoperta del tuo posto nel mondo contattami senza alcun problema, sono a disposizione!

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