Il Sex Positive è un movimento che si propone di trattare il sesso in maniera positiva, come parte fondamentale e naturale della vita umana, che pone accento sui suoi benefici e che cerca di goderne al massimo.
È un movimento che riguarda tutti i diritti (e anche i doveri) della sessualità.
Si esprime con un atteggiamento aperto e senza pregiudizi per quanto concerne la sessualità e le preferenze sessuali delle persone. Questo modo di vedere è molto importante in tutte le aree di vita, ricordo che il non giudizio e la cosiddetta mente del principiante (cioè il non leggere il mondo sempre con la lente viziata di chi già conosce ma cercare di farsi sorprendere dalle novità) sono atteggiamenti che promuovono la salute mentale in qualsiasi ambito della nostra vita. Spesso però, quando si parla di temi scottanti, ricchi di tabù o morali associate alla religione, dimentichiamo di metterli in atto.
La positività sessuale può essere definita in molti modi, ma generalmente si riferisce a un atteggiamento e un approccio al sesso che danno priorità all'attività personale e alle preferenze, minimizzando i giudizi morali, privilegiando il piacere e non legando necessariamente il sesso alla procreazione. Ricordiamo il rispetto di tutti, quindi anche se sembra inutile precisarlo, non significa che chi abbraccia questo movimento sia contrario alla genitorialità o odi i bambini.
Le persone che abbracciano il movimento Sex Positive non devono necessariamente aver provato ogni sogno erotico, fantasia o categoria di prestazione sessuale, semplicemente si sentono libere di provare ciò che preferiscono e accettano che agli altri possa piacere qualcosa di diverso. Non necessariamente, quindi, provano piacere con qualsiasi tipo di pratica sessuale esistente, ma accettano, nel rispetto di tutti i partecipanti, che la gente possa fare ciò che vuole a livello sessuale.
Il movimento Sex Positive è nato negli anni ’60, quando la cultura del “free love” ha iniziato a diventare sempre più popolare: la sessualità ha cominciato ad essere vista come qualcosa di naturale, si voleva che fosse accettata dalle persone, che non venisse più considerata un tabù, che si uscisse da una visione puritana del corpo umano, delle relazioni, dell’uso del proprio corpo. In sostanza è un manifesto alla libertà di scelta.
Vediamo un po’ di punti fissi:
1. Il consenso è fondamentale
Senza questo non può esistere attività sessuale. Il sesso deve sempre essere consensuale. Per consensuale si intende che tutti i soggetti coinvolti devono essere in stato di intendere e di volere, devono avere l’età considerata adatta per esprimere un consenso, non devono essere minacciati. Ogni persona deve avere il diritto di accettare o rifiutare un atto sessuale o qualsiasi pratica non trovi di suo gradimento.
2. Sesso protetto e sicuro
Il sesso deve essere sicuro. Per sicuro si intende sia evitare malattie sessualmente trasmissibili e gravidanze indesiderate che qualsiasi altro incidente legato a pratiche, posizioni, luoghi potenzialmente pericolosi. Fondamentale quindi l’informazione riguardo questi temi. Ad esempio qualche mese fa avevo girato una video (ancora disponibile sul mio canale YouTube) riguardante l’uso di sex toys nel sesso anale. Negli ospedali vanno continuamente in pronto soccorso pazienti con oggetti incastrati nel retto perché non conoscevano i potenziali rischi di questo tipo di pratiche.
3. L’accettazione dei vari orientamenti sessuali
In un’ottica eteronormativa, la nostra società tende a dimenticare o ghettizzare bisessuali, omosessuali, pansessuali, asessuali e qualsiasi altra persona che non sia attratta sessualmente ed emotivamente dal sesso opposto. Ogni orientamento sessuale merita uguaglianza. A riprova del fatto che chi abbraccia il movimento non è necessariamente un malato di sesso con voglie insaziabili, partecipa ad esso anche le persone asessuali e demisessuali: nella libertà di espressione e scelta sessuale, è inclusa infatti quella di NON fare sesso.
4. Abbattimento degli stereotipi di genere e femminismo intersezionale
Donna, uomo, intersessuale, non-binario; chiunque, per il Sex Positive, deve avere il diritto di fare (o non fare) tutto il sesso che desidera, nei limiti del consenso altrui. La nostra società tende a giudicarci per la quantità di sesso. Le donne che ne fanno troppo sono “poco di buono”, quelle che ne fanno tropo poco sono “suore” (inteso in senso dispregiativo). Chi parla liberamente di sesso o di masturbazione viene considerata disperata, esibizionista, oscena, in cerca di attenzioni. Allo stesso modo anche gli uomini non sono liberi di vivere la propria sessualità ed emotività, un uomo fedele e onesto spesso viene considerato uno sfigato! Un uomo che, alla scoperta del proprio corpo, esplora il piacere anale viene deriso… come se quella parte del corpo non potesse toccarla, rendiamoci conto! Questo esempio specifico mi capita spesso nella pratica clinica quando certi pazienti mi confidano di aver provato piacere masturbandosi toccando la zona anale e hanno paura di essere omosessuali. Posto che essere omosessuali non dovrebbe essere una paura ma una caratteristica della persona che va accettata, niente ha a che fare con il fatto che la zona anale è altamente erogena e ricca di terminazioni nervose!
5. La ricerca del proprio piacere
A proposito di quanto appena detto, la sessualità è un modo di scoprire se stessi. Abbracciare la propria sessualità può portare ad aumentare l’autostima permettere di godere di rapporti più appaganti. Che siano esperienze canoniche o fuori dal comune, nel rispetto del proprio pudore, ciascuno di noi può cercare di abbattere i tabù che gli stanno stretti ed esplorare il proprio corpo e il proprio piacere.
6. Shaming
Nel bullismo dilagante a cui siamo abituati, vediamo spesso categorie di persone prese in giro di default. Mi viene in mente il fat shaming (la presa in giro dei corpi grassi, considerati associati a caratteristiche di personalità deplorevoli), il body shaming in generale (troppo magri, troppi brufoli, troppa cellulite, troppi tatuaggi, troppo trucco, ecc. ecc.), lo slut shaming (usato sulle donne che fanno “troppo” sesso), il kink shaming (usato per deridere alcune fantasie sessuali). Per il movimento Sex Positive non è accettabile giudicare una persona in base alla sua vita sessuale.
7. La ricerca di una pornografia etica
A livello di contenuti e di ambiente di lavoro, per il Sex Positive la pornografia dovrebbe essere il più possibile femminista ed etica. Questo tema è spinoso perché spesso il termine femminismo manda in confusione e si pensa che, ad esempio, il bdsm non possa essere accettato se il master è uomo e la slave donna. Su questo non sono d’accordo. La pornografia è fantasia messa in scena da attori, per libera fruizione del pubblico. La fantasia non va mai condannata o stigmatizzata (giusto per rimandare al punto precedente). Il fatto che una persona possa eccitarsi all’idea di una donna sottomessa non rende questa persona (uomo, donna o non binaria che sia) misogina. Le fantasie sessuali sono uno sfogo della psiche che non sempre e non necessariamente vengono messe in atto e anche quando lo sono, spesso sono simbolo di qualcosa e non esattamente ciò che sembrano. Una donna che prova piacere ad essere sculacciata, non necessariamente si sente inferiore all’uomo che lo fa. Spesso il piacere si cela nella deresponsabilizzazione della vitta adulta, nel tornare un po’ bambina, nel sentirsi contenuta, in mille altri motivi. Un uomo che prova piacere sculacciando una donna non necessariamente la considera inferiore, ma il piacere può essere dovuto alla rielaborazione di esperienze infantili, a un’evasione da una vita quotidiana tendenzialmente sottomessa, allo sperimentare il potere in una situazione ludica, controllata e rassicurante.
La pornografia etica, in sostanza, non dovrebbe evitare situazioni kinky, bdsm o violente, perché il ruolo della pornografia è proprio quello di dar voce a fantasie che posso essere le più disparate. La cosa fondamentale è il rispetto degli attori e delle attrici, la sicurezza dalle MTS, l’evitamento di situazioni di sfruttamento, di abuso di sostanze o di altre condotte lesive della salute o della dignità delle persone coinvolte.
8. Il rispetto per i sex worker
Chi vende prestazioni sessuali, in alcuni paesi tra cui il nostro, non viene riconosciuto e deve confinarsi nell’illegalità. Questo porta anche alla svalutazione nel linguaggio quotidiano e alla mancanza di rispetto per chi fa questo mestiere.
Posto, come per la pornografia, che lo sfruttamento della prostituzione è un reato sia a livello. legale che etico e va assolutamente combattuto, lavorare col proprio corpo è una scelta personale. E, se compiuta liberamente dalla persona, va rispettata.
9. Attivismo e diffusione
Chiunque si senta in linea con quanto detto finora non può non pensare a quanto questo tema impatti sul nostro quotidiano. Siamo abituati a pensare alla sessualità come qualcosa di personale, privato e nascosto, ma non ci rendiamo conto che chi segue la normatività è agevolato anche nella vita di tutti i giorni. Una coppia etero sposata porta la fede e non deve nascondersi dal dire “lui è mio marito” o “lei è mia moglie”. Per una coppia omosessuale non si può dire lo stesso. Nel raccontare le proprie imprese sessuali, un gruppo di uomini parlerà di sesso orale (dato e ricevuto), di belle donne con le forme al punto giusto conquistate o di esperienze sessuali di vario genere, ma qualcuno potrebbe vergognarsi a raccontare di aver esplorato il piacere anale o di essere stato con una donna transessuale, ad esempio.
Quante donne si pentono di aver indossato dei vestiti succinti a seguito di una battuta squallida ricevuta da uno sconosciuto, o di pensare di “essersela cercata” a seguito di una molestia?
In questo senso, la sessualità normata impedisce la libertà di espressione delle persone e crea dei limiti che la gente inizia ad autoimporsi pensando di avere qualcosa che non va, invece di rendersi conto che ognuno ha il diritto di esplorare il proprio piacere in modo personale.
Si parla di omofobia interiorizzata per chi non accetta il proprio orientamento se diverso dall’eterosessualità e di maschilismo interiorizzato per le donne che non si sentono libere in quanto donne, ma bisogna che ci rendiamo consapevoli che tutti i limiti imposti dalla società vengono interiorizzati e diventano delle gabbie mentali che ci auto imponiamo. Pensiamo agli uomini etero, da sempre considerati privilegiati, che però non possono mostrare le propri emozioni o la propria fragilità perché “boys don’t cry”.
Lottare per l’apertura mentale è una missione che ci accomuna in quanto persone!
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