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Immagine del redattoreSara Cusato

Cibo "buono" VS cibo "cattivo". Ma è davvero così?



È sempre la stessa storia! Quando ci mettiamo in testa di dimagrire, iniziano a venirci in mente solo dolci, pizze, aperitivi e patatine. Non è la legge di Murphy, ma semplicemente il modo in cui funziona la nostra mente.

Il food craving è una voglia irrefrenabile di un cibo specifico (nella maggior parte dei casi si tratta di dolci o junk food) che non ha a che vedere con la fame, infatti si manifesta indipendentemente che si sia a stomaco pieno o vuoto e non viene influenzato dal nutrirsi di qualche altro cibo.

La parola craving, infatti, rimanda a un qualcosa di impulsivo e incontrollabile e di solito si associa l’uso di sostanze, quindi al desiderio del tossicodipendente di farsi una nuova dose.

Ma il cibo non è droga, è fondamentale per la nostra sopravvivenza. È la benzina che ci permette di svolgere tutte le attività che vogliamo ed è un veicolo di relazioni, convivialità, cultura, socializzazione.

Cosa porta la nostra mente a sviluppare queste voglie incontrollabili?

Solitamente è tutto il processo di demonizzazione del cibo stesso che crea questo conflitto.

Frasi come “il cioccolato fa ingrassare”, “se mangi la pizza non dimagrirai mai”, “per essere in forma bisogna mangiare solo broccoli e petto di pollo” sono affermazioni assolutamente sbagliate, ma che si incuneano nella nostra mente e ci rendono quei determinati cibi contemporaneamente nemici (perché ingrassano) e desiderabili (perché proibiti). Lo voglio ma lo odio. Lo amo ma non posso averlo.

Questo meccanismo è lo stesso che si sviluppa dopo un rifiuto da parte di qualcuno che ci piace, proviamo a capirne i motivi:

  1. Potere Se vogliamo qualcosa spasmodicamente (che sia persona o una piattone di carbonara) questa cosa assume una posizione di potere o controllo nei nostri confronti. Rendiamoci conto che quel potere glielo abbiamo dato noi mettendolo su un piedistallo nella nostra mente!

  2. Autostima Spesso chi non ha una autostima alta, tende a sviluppare comportamenti che confermino la propria credenza di non valere abbastanza. Che sia inseguire un uomo che continua a rifiutarmi, o uscire a mangiare con gli amici e ordinare un’insalata scondita mentite tutti mangiano la pizza, mi metto nella situazione che conferma la mia credenza: “faccio schifo, non mi merito ciò che mi fa star bene”.

  3. Neurostrasmettitori Emozioni negative come tristezza, noia o frustrazione (ehy, le stesse che si provano stando a dieta!) portano il nostro organismo a cercare di innalzare i livelli di serotonina, comunemente detta ormone del buonumore. Essa è un neurotrasmettitore prodotto nel nostro cervello che risponde molto bene ad alcuni cibi tra cui cioccolato e carboidrati semplici (zuccheri).

  4. Emozioni La ricerca della serotonina quindi ha una base emotiva, oltre che fisiologica. Nel momento in cui penso che uscendo con le amiche mi vergognerò di ordinare l’insalata invece della pizza, o che al compleanno di mio cugino non potrò festeggiare mangiando la torta o che la domenica a pranzo dalla nonna tutti mangeranno le tagliatelle mentre io mi farò un uovo sodo e un pomodoro, ovviamente proverò frustrazione, tristezza, sentimenti di colpa o inadeguatezza, che aumenteranno la mia voglia di cibo, innescando un circolo vizioso.


Una ricerca del 2017 ha confermato che i pazienti obesi che riuscivano a controllare gli attacchi di food craving avevano maggiori probabilità di perdere peso nel lungo termine.

Come fare allora a superare questa ossessione per certi cibi? Mangiandoli! Non sarà una pizza il sabato sera o il cenone di capodanno che mi faranno perdere i progressi. L’equilibrio sta nel trovare un regime sostenibile. Se la pizza mi è vietata, non solo ci penserò ogni giorno, ma quando ne avrò la possibilità ne mangerò per otto! Se invece so che una volta a settimana la mangio senza problemi, da una parte, sarà più facile sopravvivere al resto della settimana, dall’altra probabilmente non ne sarò così ossessionata perché nella mia testa perderà potere.

Imparando a tollerare le emozioni. Abbiamo visto che, molto spesso, la ricerca spasmodica di cibo è innescata da emozioni di noia o frustrazione, e il più delle volte non ce ne accorgiamo nemmeno confondendola con una reale sensazione di fame. Il metodo principe per imparare a controllare la fame nervosa è imparare a riconoscerla e gestire le emozioni che la generano. L’intelligenza emotiva (riconoscere e gestire le emozioni) è uno dei punti fondamentali della psicologia positiva.

Sviluppando interessi, hobby, capacità, conoscenze che arricchiscano la nostra vita. Una vita densa di impegni appaganti e conferme del proprio valore è un toccasana per l’autostima. Un’autostima solida è il primo passo per imparare ad amarci e prenderci cura di noi stessi, anche attraverso i cibi che assumiamo!

Se l’argomento ti incuriosisce e vuoi che ne parliamo insieme per cercare le strategie più appropriate al tuo caso, contattami senza timore! Questo articolo ti è piaciuto? Condividilo con qualcuno a cui può essere utile! Se ti va seguimi su Instagram e su Facebook per altri contenuti!

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